paolo luppi imbianchino

Benvenuto nel nostro blog

.

Powered by Blogger.

Posts

Commenti

La Ditta

Tinteggiature interne ed esterne

Chiamaci

Richiedi un preventivo

Portfolio

    Posted by: Paolo Luppi Posted date: 15:07 / comment : 0



    La memoria delle mani


    Anche se non si tratta del “mestiere più antico del mondo”, è senz’altro una delle attività più tradizionali e radicate nell’artigianato nazionale. L’imbianchino è una delle figure leggendarie dei mestieri svolti nelle case della gente, insieme all’idraulico e al falegname, insieme ai quali – da sempre – ridanno volto nuovo a dimore un po’ spente o decadenti.
    Certo, la congiuntura economica, l’enorme concorrenza, la possibilità di svolgere questo lavoro “a bassa qualità” usando, magari, materiali scadenti o non certificati ci mettono la loro a mettere in difficoltà il nobile lavoro dell’imbianchino (tanto nobile che in alcune parti del Bel Paese, gli imbianchini vengono chiamati ancora “pittori”),
    L’imbianchino, l’idraulico, il piastrellista o il falegname, trovano e coltivano il proprio parco utenti grazie alla rete di contatti e relazioni intessuta in anni di attività sul proprio territorio.

    In un passato non molto lontano , specie nelle aree mediterranee a sud dell’Europa, era consuetudine utilizzare la calce idrata impastata ad acqua o il grassello di calce per imbiancare, ovvero “scialbare” le pareti esterne (e non solo) delle abitazioni (scialbatura: dal latino “exalbare” che significa “imbiancare” o “intonacare”). Questo veniva fatto per svariate ragioni. Innanzitutto per l’economicità e l’immediata reperibilità di questo materiale ottenuto a partire dalla cottura delle pietre calcaree in apposite fornaci. Altre qualità erano naturalmente il potere disinfettante e la discreta impermeabilità e resistenza agli agenti atmosferici.
    Uno dei mestieri che ha visto crescere la propria professionalità nel tempo è quello dell’imbianchino che oggi è chiamato anche tinteggiatore e/o decoratore. Negli ultimi cinquantanni ha modificato completamente il suo lavoro, sia per le nuove tecniche nel tinteggiare e sia per le pitture e/o vernici da applicare ai vari intonaci dei muri interni ed esterni delle nostre abitazioni. Il grande pennellone utilizzato una volta dai vecchi imbianchini ha lasciato spazio ad altri attrezzi, quali: pennelli, pennellesse, rulli, pistole a spruzzo, smerigliatrici e raschietti. In tutti i paesi del mezzogiorno i muri interni ed esterni delle case si “incalzineva” (dare il bianco con la calce) sia per pulizia delle stesse che per disinfettare gli ambienti, data la presenza di tanti animali domestici e di lavoro.
    La calce, acquistata da “l'imbianchein” (imbianchino) in zolle di media pezzatura, veniva “curata” (preparata allo stato liquido) con notevole anticipo e diluita volta per volta secondo le esigenze. In genere erano le donne che la domenica pomeriggio provvedevano ad imbianchire le parti più usate della casa (cucina, ripostiglio viveri, luogo dove si riponevano i vasi da notte, zoccolatura esterna dell’uscio), togliendo la calce residua disseminata qua e là con acqua e“varecheina” (varechìna).

    Per le facciate esterne ed i muri interni si chiamava “l'artesta” (l’imbianchino). In genere si imbiancava d’estate, quando l’aria era più calda, agevolando così l’asciugatura della calce. Le famiglie durante l’inverno avvisavano “al mastar” scegliendo nei limiti del possibile quello che sporcava di meno per togliere dal pavimento e dalle porte meno calce possibile schizzata. La densità della calce applicata era stabilita volta per volta in funzione del grado di sporcizia e della distanza da terra del muro, per evitare continue inzuppate del pennello nella tinozza della calce. Un contributo importante era dato dai pennelli, legati a delle canne lunghe e corte, che in funzione dello spessore della setola e della sua morbidezza, stendevano al meglio la calce sui muri, dove esisteva altra calce di anni precedenti.
    A lavoro ultimato e dopo che l’imbianchino raccoglieva secchi, tinozze e pennelli, le donne di casa iniziavano immediatamente a pulire, prima che la calce si indurisse, lavando diverse volte con acqua fresca e varechina. Prima che  arrivasse il buio della sera, la stanza doveva essere pronta, anche di quei pochi mobili, che nella mattina erano stati depositati in strada e coperti con delle lenzuola bianche. Nelle strade aleggiava un odore di pulito che a quei tempi si identificava con l’odore di calce e varechina.


    icon allbkg

    Tagged with:

    Next
    Post più recente
    Precedente
    Post più vecchio

    Nessun commento:

    Lascia un commento

Commenti

i Visitatori dicono